lì, 18 novembre 2020
IN VISTA DEL RINNOVO DEL CONSIGLIO PASTORALE PARROCCHIALE
Membri del nuovo Consiglio Pastorale
A. DI DIRITTO
1. don Giosuè Tosoni
2. don Dionisio Vivian
3. diac. Mauro Dalla Torre
4. sr. Annamaria Berton
B. IN CONTINUITÀ
5. Rita Battistella
6. Piergiorgio Covre
7. Edvige De Martin
8. Donatella Del Zotto
9. Paola Del Zotto
10. Antonietta Di Paola
11. Pietro Genisio
12. Laura Rollo
13. Fabio Salvador
14. Sergio Salvador
15. Paola Spessotto
16. Domenico Comisso
17. Lucia Cupani
18. Mery Martignago
19. Elio Piasentier
20. Adriano Piccin
21. Renata Salmaso
C. NUOVI
22. Francesco Barbera
23. Stefano Padoan
24. Giuseppe Carniello
25. Sara Finotto
26. Albano Verardo
27. Elisabetta Perissinotti
28. Alina Andries
29. Stefano Scarpel
30. Vito Lavopa
31. Scarsella Giovanna
32. Elisa Battistella
Allegato 1. “DA BABELE A PENTECOSTE”, PER L’ANNO PASTORALE 2020-2021
L’ANNO SCORSO, seguendo le proposte della diocesi offerte in concomitanza all’uscita dell’Esortazione apostolica “Christus vivit” di papa Francesco, proponevamo per l’anno pastorale in corso un’attenzione particolare al mondo dei giovani. Con quattro parole d’ordine:
1. la prima: (accoglienza e) ascolto;
2. la seconda: (inserimento attivo e graduale o) partecipazione alla vita della comunità;
3. la terza: con il mondo dei giovani non per una mera compagnia, per una proposta;
4. la quarta: per un orientamento di vita, quello evangelico.
QUEST’ANNO, dopo tutto quello che è successo e che sta ancora interessando il nostro paese e quindi anche la chiesa, sempre seguendo le proposte della diocesi sintetizzate dal documento dal titolo significativo “Da Babele a Pentecoste”, siamo invitati a ritornare sopra (riflettere) e, alla scuola di quanto abbiamo messo in campo in questi mesi, trovare qualche indicazione pastorale coerente.
1. Dapprima non dimenticando quanto è successo: la chiusura della chiesa, le celebrazioni via on-line, la ripresa della s. Messa, la reazione attuale, in vista anche di una catechesi da riprendere e altre iniziative pastorali connesse. Un ricordo carico di riconoscenza e di speranza. Riconoscenza: le persone da ringraziare sono tante, in modo particolare: dal diacono Mauro a Pietro, a Paola Del Zotto, a Paola Spessotto e l’organista di turno, agli uomini e alle donne delle pulizie, ai Piloti del tempo che vola, al gruppo liturgico, al gruppo Caritas, al personale della Scuola dell’infanzia “Mons. G. Lozer”, ai tanti altri volontari, attenti e generosi nel superare i momenti più difficili senza dimenticare la solidarietà con i più bisognosi (dal baule della carità, sempre pieno, agli aiuti a fratel Francesco e alle famiglie in difficoltà), ed altro ancora. Speranza, basata su alcune iniziative di questa estate e ora in atto: l’incontro con i vari gruppi di catechesi, il pellegrinaggio ad Assisi, il Grest, la ripresa della Scuola dell’infanzia, la ripresa della catechesi (con i bambini della s. Messa di prima Comunione). In questo contesto, possiamo aggiungere l’arrivo di suor Annamaria e la più stretta collaborazione con la parrocchia di s. Agostino.
2. Verso dove andare? La strada ci viene tracciata da una testimonianza personale: un membro del gruppo dei Piloti che vola, per garantire la sua presenza al servizio predisposto, lascia per alcune ore la sua famiglia al mare e rientra. L’intervento ai Diaconi permanenti del prof. Maurizio Malachin può orientarci ancora meglio. Dalla testimonianza deriva la maturazione della fede e la partecipazione alla vita di comunità come – impegno preso e da garantire; – esempio dato alla famiglia: – collaborazione in comunità; – incontro con il Signore; – vita come dono di sé, aperta a tutti: Aspetti di grande rilievo, coordinati fra loro. Dall’intervento di Malachin, aspetti così sintetizzati, a sostegno di quelli già sopra indicati: – coinvolgimento personale (concretezza); – in un contesto di pluralità di presenze (oltre un’identità chiusa); – apertura sincera e indistinta (empatia); – fedeltà all’orientamento di vita preso (resistenza); – kenosis (svuotamento di sé, silenzio, ascolto della Parola e partecipazione)
3. Oltre alcuni momenti difficili. Non è stato facile guardare avanti, i momenti difficili ci sono stati, eccome. Quando bisognava seguire le regole e assicurare la s. Messa, anche feriale, le nostre scelte sono state ben ripagate da una partecipazione ampia e responsabile. La ripresa è stata nell’insegna di aprire al massimo rispettando le prescrizioni. Le paure iniziali piano piano sembra stiano rientrando per cui si sta andando verso una comprovata stabilità. Ci è dispiaciuto aver dovuto prendere atto che Andrea ha lasciato il suo servizio come organista. Lo ringraziamo per il suo servizio protratto per tanti anni, con tanta competenza e pazienza. Per le benedizioni in famiglia, si è dovuto ripiegare con la Consegna di un libretto di preghiere, Sostare con Dio. Altro momento molto difficile è stato il saluto a tanti defunti di fretta e con poche persone. Ricordiamo in particolare mamma Maria Luisa, mamma Martina, papà Aldo.
“DA BABELE A PENTECOSTE”, a cura del nostro vescovo, Mons. G. Pellegrini: “Tra le tante considerazioni che abbiamo letto, ritengo illuminante quanto papa Francesco ci ha testimoniato nella straordinaria preghiera di adorazione in piazza San Pietro il venerdì sera 27 marzo. Lì c’eravamo proprio tutti, credenti e non credenti, insieme al grande intercessore dell’umanità, come qualcuno l’ha definito: papa Francesco, che ha interpretato il vissuto dell’umanità con il racconto della Tempesta sedata di Marco 4,35-41. “La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità. La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici e di evocare la memoria dei nostri anziani, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità. Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri “ego” sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli”. ( n.9)
don Giosuè